Fiammiferi, un mondo da scoprire

Il fiammifero: una lunga storia destinata a proseguire

Quante volte avrete sentito parlare di minerva, cerini, svedesi e solfanelli, soprattutto se siete fumatori o se, comunque, trovate estremamente piacevole rilassarvi fumando una sigaretta. I termini appena indicati definiscono alcune delle tipologie più diffuse di fiammiferi, oggetti presenti in qualsiasi casa.

Sebbene ancora oggi sussistano diversi dubbi in merito al luogo e al periodo nel quale il fiammifero fu ideato, quel che è certo è la loro antica origine. Ma il vero e proprio antenato del fiammifero è nato a Parigi nel lontano 1805.

Si trattava di un bastoncino dotato di capocchia realizzata con clorato di potassio, gomma arabica e zolfo. L’accensione era frutto della reazione chimica innestata una volta immerso il fiammifero stesso in un recipiente contenente una spugna d’amianto precedentemente imbevuta di acido solforico. Verificata la sua effettiva efficienza, il prodotto iniziò ad essere commercializzato pochi anni dopo, in confezioni costituite da diverse unità. Inizialmente, il problema era rappresentato dall’elaborata modalità di accensione.

Excursus storico

È possibile distinguere il fiammifero in diverse categorie, differenti tra loro per la natura dello stelo (dal legno alla carta imbevuta di paraffina), e per quella della capocchia. Quest’ultima può essere fosforica, accendendosi semplicemente mediante sfregamento su una superficie ruvida, oppure non fosforica, come nel caso del fiammifero di sicurezza.

Ideato dallo svedese Edvard Lundström nel 1855, non contenendo fosforo deve essere sfregato su una superficie fosforica. Proprio per questo tale tipologia è commercializzata in scatole il cui fianco presenta una striscia di fosforo rosso. Il vantaggio innegabile è rappresentato dal fatto che il singolo fiammifero non ha la possibilità di accendersi accidentalmente. La più diffusa, ad ogni modo, è la categoria nota come “familiare”, all’interno della quale si trovano controvento, impermeabili, minerva e svedesi.

Antivento, impermeabili e senza fiamma

Una particolare tipologia è costituita dagli antivento, un nome che anticipa la caratteristica principale, ossia il fatto di poter essere accesi anche in ambienti esterni particolarmente ventosi. Sono riconoscibili anche visivamente, in quanto presentano una capocchia decisamente più grande del normale. Esiste anche il fiammifero impermeabile all’acqua, che mantiene inalterata la capacità di accendersi anche da bagnato. Da non dimenticare, infine, il fiammifero che, pur bruciando, non sviluppa alcuna fiamma.

Sigarette, pipe e sigari: ad ogni fumatore il fiammifero giusto

Diffusissimi tra i fumatori sono i cerini. A distinguerli dalle altre tipologie è l’impiego, per lo stecco, di filamenti di cotone, o di carta arrotolata ed impregnata di paraffina, in sostituzione del legno. In realtà, un fumatore che si reputi tale dovrebbe scegliere il fiammifero sulla base di quello che fuma: sigarette, sigari o pipa.

Se nel primo caso i cerini rappresentano la scelta ideale, agli amanti del sigaro sono consigliati i senza zolfo che, essendo completamente naturali, non rischiano di inquinare l’ambiente. La pipa, invece, richiede un fiammifero in legno, in grado di accendere la superficie del tabacco in modo uniforme; i cerini, al contrario, rischiano di modificare odore e sapore del tabacco stesso.

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